LE CARATTERISTICHE DEL TERAPEUTA

Lo Psicoterapeuta deve avere sette qualità professionali. Per ognuna propongo delle domande che ogni paziente può porsi per scegliere in maniera più consapevole:

1- Costruire i confini, cioè la capacità di definire in modo chiaro i tempi, i modi, i costi della terapia. L’elemento principale di un percorso terapeutico è ilcontratto. Rappresenta l’obiettivo che si vuole raggiungere. Esso è stabilito dal terapeuta col paziente, in modo chiaro e comprensibile, e serve per delineare i passaggi e le condizioni della terapia.

Cosa chiedersi: il terapeuta mi coinvolge con domande dirette per stabilire insieme gli obiettivi della terapia? Discute con me sui modi e i tempi per raggiungerli? Verifica il mio pensiero e le mie aspettative? Il terapeuta mi spiega in modo chiaro e semplice la tecnica che intende utilizzare per il mio problema e i risultati attesi? Comprendo quello che mi comunica?

2- Essere in sintonia col paziente, è la capacità di costruire la relazione secondo le caratteristiche del paziente. È uno dei più importanti indicatori di buona riuscita nella psicoterapia. Normalmente le persone valutano sin dal primo colloquio se il terapeuta è in sintonia con loro o meno e se ha fiducia nelle loro risorse.

Cosa chiedersi: che sensazione provo nell’incontro col terapeuta? Mi sento sicuro e provo fiducia verso di lui? Ho la sensazione che sia attento a me e ai problemi che porto? Mi sento libero di comunicargli il mio disappunto su un intervento proposto? Ho la sensazione che creda nelle mie capacità e mi dia fiducia?

3- Avere la capacità di ascoltare, in modo non giudicante, facilitante per l’apertura del paziente. E’ una competenza propria di chi esercita la professione dello psicologo o dello psicoterapeuta. Astenersi dal giudizio significaascoltare.Un terapeuta competente non fa mai commenti o insinuazioni offensive circa genere, razza, etnia, religione, orientamento sessuale, convinzioni culturali, anche se può non essere a conoscenza di particolari modelli culturali che fanno parte del tuo vissuto. Condividili con lui, in modo tale da permettergli di conoscerti meglio.

Cosa chiedersi: quando parlo di me e della mia sofferenza, il terapeuta è interessato a comprendere come mi sento e quello che dico? Utilizza un linguaggio che posso comprendere? Mi pone domande per conoscere i miei usi e costumi? Mi sento accolto e rispettato?

4- Riconoscere e distinguere le emozioni, Un terapeuta competente è ben consapevole delle proprie emozioni e pensieri ed è in grado di non identificarsi con quelli del paziente, pur empatizzando col suo vissuto. Può succedere che gli argomenti riportati dai pazienti possano stimolare particolari reazioni emotive nel terapeuta. Egli dovrà essere in grado di riconoscerle, gestirle ed utilizzarle per il lavoro terapeutico (contro-transfert).

Cosa chiedersi: quando gli parlo del mio vissuto su uno specifico tema il terapeuta resta in ascolto empatico e mi aiuta ad affrontarlo? Il terapeuta mi impone i suoi punti di vista o accoglie e rispetta i miei in linea con il mio obiettivo di terapia?

5- Empatizzare col paziente e i suoi stati affettivi. È importante che il paziente sappia dar voce ai propri sentimenti e pensieri per aiutare il terapeuta a comprenderlo meglio e sintonizzarsi con il suo vissuto.

Cosa chiedersi: quando esprimo le mie emozioni ho la sensazione che il terapeuta empatizzi con me o che sia distaccato? Lo sento emotivamente vicino quando esprimo la mia sofferenza? Sento che il terapeuta mi sta ascoltando con sincero interesse anche quando gli ripeto più volte il mio disagio?

6- Riconoscere i meccanismi di difesa, le difficoltà e i blocchi attivati dal paziente nella relazione terapeutica. È naturale che il paziente attivi i meccanismi di difesa che conosce e che gli hanno permesso di funzionare nel mondo fino ad oggi. Il terapeuta deve saperli riconoscere in quanto rappresentano il modo di relazionarsi, di fronte ad una difficoltà, soprattutto con le persone affettivamente importanti. Identificarli, permette di conoscere le paure e i bisogni inconsci che possono bloccare il paziente nella sua vita attuale.

Cosa chiedersi: (Queste domande vengono espresse alla fine del percorso quando il paziente può verificare il cambiamento di un comportamento non adeguato). Mi sento maggiormente consapevole delle mie dinamiche psicologiche? Ho imparato a riconoscere e a rispettare i miei bisogni?

7- La capacità di aiutare il paziente ad acquisire delle tecniche e delle strategie per riconoscere e superare il suo problema. Aiutarlo a mobilitare le sue risorse, a sviluppare la sua capacità di risposta, non si dice quello che deve fare, lo si aiuta ad attivarsi secondo le sue possibilità e obiettivi. Per il paziente è la fase dell’apprendimento e dell’utilizzo di nuove conoscenze nei diversi contesti ambientali.

Cosa chiedersi: ho imparato delle tecniche per esplorare le mie difficoltà? Ho imparato delle nuove strategie per gestire le mie paure e i miei problemi? Di fronte a una paura o ad un blocco sono in grado ora di comprenderlo e gestirlo?

Dopo la terapia i sintomi si possono ripresentare e il terapeuta dovrà aiutarti a gestirli utilizzando le tecniche che hai appreso nel percorso.

I risultati di una terapia dipendono da tanti fattori. La ricerca in psicoterapia ha evidenziato che le abilità del terapeuta sopra descritte giocano un ruolo importante nell’incrementare la buona riuscita della terapia, ma è necessario che il paziente abbia delle caratteristiche o abilità specifiche per raggiungere gli obiettivi prefissati.

LE CARATTERISTICHE DEL PAZIENTE CHE CHIEDE UNA PSICOTERAPIA

1- Aprirsi psicologicamente ed emotivamente. È la base dell’alleanza terapeutica. Ci sono persone che fin dai primi cinque minuti del primo colloquio aprono il proprio mondo interiore al terapeuta, parlando senza censure con l’obiettivo di trasmettere maggiori informazioni su sé e il proprio funzionamento. Ci sono altre persone che hanno difficoltà a farlo. Non è necessario aprirsi totalmente fin dal primo colloquio, è invece molto importante la genuinità dei pensieri e delle emozioni di entrambi, per costruire una base di fiducia e accoglienza, dalla quale partire.

2- Conoscenza di sé. La persona che richiede una psicoterapia porta il suo vissuto, la sua esperienza, i suoi valori e il suo disagio. In questo caso è l’esperto di sé, è colui che può portare le informazioni necessarie per sviluppare un percorso adeguato per lui. Esse sono importanti per aiutare il terapeuta a comprendere la persona e le sue dinamiche.

3- Condividere i dubbi. Oltre a portare il proprio bagaglio psicologico, emotivo ed esperienziale, è necessario che porti in terapia i dubbi o le perplessità legate alla possibilità di raggiungere l’obiettivo desiderato. Essi, se non condivisi, possono nascondere paure o difficoltà che ostacolano il buon andamento della terapia.

4- Avere una motivazione al cambiamento e se non sussiste è più opportuno aspettare prima di iniziare la psicoterapia. La motivazione intrinseca, può essere un forte bisogno di conoscersi per migliorare un qualche aspetto di sé o della propria vita o per affrontare un disagio psicologico, emotivo o comportamentale. Quando un amico, un familiare, un professionista ti suggerisce di iniziare un percorso e tu non valuti la stessa necessità, puoi comunque chiedere due o tre consulenze psicologiche per esplorare il problema e decidere autonomamente quello di cui hai bisogno.

5- Senso di responsabilità. Sembra ovvio che una persona che decide di iniziare una psicoterapia abbia l’intenzione di voler star bene e quindi di impegnarsi nel lavoro psicoterapeutico, ma in realtà può succedere che la costanza necessaria per il cambiamento spaventi il paziente e riduca il suo impegno oppure che la difficoltà nell’affrontare il cambiamento venga percepita come insostenibile e desiderare di convivere con la conosciuta, e per questo rassicurante, sofferenza psicologica. Dobbiamo ricordarci che il cambiamento non è né automatico né facile e il terapeuta non ha la bacchetta magica, ma ha conoscenze, tecniche e strumenti di intervento per aiutare l’individuo ad affrontare un percorso che prevede momenti difficili, miglioramenti, arresti, regressioni, difficoltà e sofferenza.

6- Accettare il cambiamento e rinunciare al vantaggio secondario. Alcuni pazienti non sono disposti a rinunciare ai vantaggi secondari, che derivano dalla loro condizione di essere malati. Per esempio quando una persona esprime atteggiamenti passivi, di vittimismo può sentirsi all’inizio veramente triste e inadeguata, ma col tempo scoprire che attirare l’attenzione le piace e le dà potere su chi si prende cura di lei. Questa situazione si verifica spesso in caso di lutto di una persona cara. All’inizio il dolore per la perdita trova sfogo nella condivisione con l’altro, ma nel tempo si può trasformare in un ricatto affettivo per ottenere vantaggi e potere, che altrimenti non si potrebbero avere. Le pressioni psicologiche esercitate servono affinché l’altro si conformi al proprio volere, in modo da colmare il baratro del vuoto affettivo.

In realtà la responsabilità delle nostre azioni è solo nostra. Amare non vuol dire possedere, né esercitare una qualsiasi forma di controllo sull’altro. Rinunciare a questi vantaggi porta la persona verso una reale autonomia psicologica e affettiva.

7- Accettare di cambiare sé e non gli altri. L’unica persona che può lavorare sul proprio cambiamento è colei che chiede le prestazioni professionali allo Psicoterapeuta con lo scopo di trovare le risorse per crescere in autonomia e relazionarsi intimamente con gli altri.

IL CAMBIAMENTO 

A volte ricevo in seduta persone che non fanno una richiesta di aiuto per sé, ma per cambiare qualcuno a loro vicino. È il caso della moglie o del marito che vuole cambiare il partner o il figlio per sentirsi meglio. Questo non è possibile per nessun Psicoterapeuta!! Sia per problemi etici che deontologici. L’unica persona che può lavorare sul proprio cambiamento è colei che chiede le prestazioni professionali allo Psicoterapeuta e lo scopo della terapia è quello di trovare le risorse per crescere in autonomia anche in situazioni di difficoltà.

Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.