La frase che lo rappresenta:

Sto bene in compagnia di me stesso, gli altri mi complicano la vita.

(P. Baroncini)

Nella seguente scheda ho inserito i criteri diagnostici del DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, quarta edizione) e la dimensione interpersonale di Lorna Smith Benjamin (1999).

Definizioni del DSM-IV

Dimensione interpersonale di Lorna S. Benjamin
Una modalità pervasiva di distacco dalle relazioni sociali e una gamma ristretta di espressioni emotive, in contesti interpersonali, che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da 4 (o più) dei seguenti elementi:

1- Non desidera e non apprezza le relazioni intime, anche il far parte di una famiglia.

È interessato a sposarsi e ad assumere il ruolo formale di membro della famiglia, ma non include l’intimità, indicata dal trascorrere del tempo insieme per parlare delle aspettative, delle paure, dei bisogni, delle emozioni, ecc… (Pensa) Mi conoscono per quello che legge i giornali o i libri alle riunioni sociali.
2- Quasi sempre sceglie attività solitarie. Sembra dimenticarsi degli altri, se non in senso strumentale […]. Esegue i propri compiti, ma apparentemente non ha bisogno di contatto sociale. (Pensa) Quasi sempre faccio le cose per conto mio.
3- Ha scarso interesse, se ne ha, ad avere esperienze sessuali con un’altra persona. È socializzato, ma non socievole, anche se è appropriato per il proprio ruolo […]. (Pensa) La sessualità semplicemente non è importante per me.
4- Prova piacere in poche o nessuna attività. Non fa attenzione ai segnali sociali […], le reazioni affettive sono rare e modeste […]. (Pensa) Non provo forti sentimenti per niente e per nessuno.
5- Non ha amici intimi o confidenti, a parte i parenti di primo grado. I contatti sociali sono limitati a quelli demandati dal ruolo (padre, fratello, ecc…). (Pensa) Non sento il bisogno di avere rapporti stretti con altre persone, oltre a uno o due familiari.
6- Appare indifferente ai complimenti e alle critiche. Contento del suo funzionamento, ed essendo privo di interesse e delle abilità necessarie per leggere i segnali sociali degli altri, non è toccato da eventi sociali come complimenti o critiche. (Pensa) Non mi preoccupo mai di quello che gli altri pensano di me.
7- Presenta freddezza emotiva, distacco o un’affettività piatta. Corretto sul piano formale, non è capace di mandare e ricevere i segnali sociali [..]. (Pensa) Mi perdo in quello che faccio e non presto attenzione a quello che mi succede intorno.

Criteri di esclusione: bisogno di affetto e accettazione, preoccupazione dell’abbandono, bisogno di controllo, abilità manipolatorie.

Segnali sociali: non è interessato ai segnali sociali né positivi e né negativi. È distaccato sul suo funzionamento senza bisogno di conferme esterne.

Il meccanismo relazionale è “sto bene in compagnia di me stesso”

Si parla di Stile di Personalità Schizoide quando il soggetto tende ad avere un giro molto ristretto di amicizie, ma pur non sentendo il bisogno di un coinvolgimento intimo, partecipa alla vita sociale.

Si parla invece di Disturbo di Personalità quando la persona si sente “ingabbiata” nella sua solitudine, in cui non c’è posto per altre persone. Accetta la presenza del genitore. Sente una forte spinta interna a isolarsi e non è interessato ai messaggi esterni, né agli stimoli sessuali né alle attività ludiche legate al piacere. Non appare depresso, ma solo disinteressato agli stimoli, distaccato dagli altri.

LA PERSONALITA’ PATOLOGICA ha tre componenti:

1- scarsa stabilità sotto stress;
2- scarsa flessibilità adattiva;
3- tendenza a coinvolgersi ripetutamente in processi che perpetuano le stesse difficoltà, senza possibilità di apprendere dall’esperienza metodi per evitare di ricadere nelle situazioni problematiche.

È necessario quindi che, per parlare di stile di personalità e non di disturbo, la persona sia in grado di non ricadere negli schemi ripetitivi che conosce, ma di costruire delle strategie alternative che considerino l’esame di realtà e l’esperienza vissuta dall’altra persona. Fermare il proprio pensiero automatico e integrarlo con gli elementi della realtà permette un adattamento flessibile al contesto esterno e una maggiore capacità di gestione dello stress. Quanto detto non significa abbandonare i propri schemi, che comunque sono serviti in passato per proteggerci, ma imparare ad utilizzarli con una maggiore flessibilità nella relazione con l’altro.

La Psicoterapia aiuta l’individuo a ristrutturare profondamente la propria personalità per apprendere nuovi modi di percepire e di relazionarsi alla realtà.

BIBLIOGRAFIA

– American Psychiatric Association (1995). DSM-IV. Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali. A cura di: P. Pinochet; Edizione Italiana a cura di V. Andreoli, GB. Cassano, R. Rossi, Masson, Milano.
– Benjamin, L. S. (1999). Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità, Las, Roma.

Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.