IL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO (DOC)

Il disturbo Ossessivo-compulsivo non è un disturbo del pensiero, ma è un disturbo d’ansia.

Le persone ossessivo-compulsive preferiscono credere che se pensano sufficientemente a lungo al problema, si riescono a reperire sufficienti informazioni per la soluzione perfetta. Cercano la certezza nei riguardi del loro problema, quando invece un atteggiamento di probabilità è più realistico. I tipi ossessivi hanno difficoltà ad ammettere sia che il pensare abbia dei limiti, che alcune disfunzioni si possono cambiare solo con la perdita del controllo, con il lasciar andare le emozioni. Affrontare una situazione emotiva genera una forte paura e può spingere gli ossessivi a ragionare ancora di più in cerca di informazioni, di dati, evitando di affrontare gli aspetti emotivi della realtà. Questa modalità di gestire la paura può portarli nel tempo a passare da una teoria all’altra o da una terapia all’altra.

Mani

CARATTERISTICHE DEL DISTURBO

Il disturbo Ossessivo-compulsivo è piuttosto comune, specie tra i maschi contemporanei. Tendenzialmente è legato alla personalità Ossessivo-compulsiva. Questo tipo di Personalità tende a essere mentalmente rigida, attenta ai dettagli, perfezionista, dedita al lavoro, con un forte senso morale, responsabile e affidabile, propende al risparmio e a non buttare nulla. C’è un’autodisciplina eccessiva, oltre che la limitazione dell’espressione dei sentimenti, una dura autocritica e la trascuratezza nei propri confronti perché le attenzioni sono rivolte agli altri.

Perché lo stile di personalità diventi un disturbo ossessivo-compulsivo è necessario che ci siano delle situazioni attuali di tensione che aumentano la paura e la preoccupazione per il proprio futuro o per le persone care. Questi eventi avversi possono sono reali, e quindi hanno delle probabilità di verificarsi, ma in certi casi sono di fantasia costruiti sulle paure e difficilmente si verificheranno. La persona si sente angosciata anche solo per la percezione che possano attuarsi.

LE DISTORSIONI COGNITIVE

Quando le paure sono costruite sulle fantasie significa che ci sono delle distorsioni cognitive, vediamo le principali:

Il pensiero dicotomico che consiste nella tendenza a considerare le cose in tutto-o-niente, bianco o nero, bene o male, giusto o sbagliato. Valuta solo gli estremi della situazione. Non c’è accettazione per ciò che è in mezzo, come il grigio, che può essere solo imperfetto e quindi sbagliato.

L’esagerazione negativa con catastrofizzazione delle conseguenze di un errore o di un’imperfezione che non si verifica nello stesso modo nella realtà;

L’ipergeneralizzazione di un evento negativo che diventa il modello di tutti gli altri;

Minimizzazione e sottovalutazione degli eventi o azioni positivi che vengono attribuiti al caso o ad altri. Es: “Non era un lavoro importante…Ho avuto fortuna… Mi ringraziano per educazione, ma non gli è piaciuto…”;

L’astrazione selettiva di un solo aspetto negativo escludendo il resto. Il bisogno di controllare, per prevenire la catastrofe, portano la persona ad essere ipersensibile verso ciò che può essere negativo e a svalutare l’esistenza di ciò che è positivo. Es: un collega valorizza un lavoro, ma suggerisce una miglioria e questo viene vissuto, da chi soffre di DOC, come un giudizio negativo non tenendo conto degli aspetti positivi;

L’inferenza arbitraria che usa delle premesse che non giustificano le conclusioni. Es: pensare che una persona ci giudica, sebbene ci abbia rassicurato dicendoci “Ti capisco e mi dispiace”. Questa distorsione cognitiva può esprimersi anche a livelli estremi quando, per esempio, la persona vede un proprio caro che soffre e si giudica responsabile della sua sofferenza, solo perché non lo ha pensato abbastanza. Come se il pensarlo possa essere sufficiente e utile per proteggere i propri cari;

La lettura del pensiero avviene quando si presume di sapere cosa pensa l’altro senza verificarlo. Es: “Se Tizio non mi saluta vuol dire che non ha piacere a incontrarmi”. Si arriva velocemente all’unica conclusione, la propria;

Forte senso del dovere e responsabilità o doverizzazione, con rigidi standard interiorizzati dettati dallo stile di un pensiero moralistico, punitivo e assolutistico fondato sul giudizio su come ci si DEVE comportare. La fonte di motivazione all’azione sono i devo che si impone in modo imperativo e assoluto senza tener conto della responsabilità altrui.

Ordine

Le Ossessioni. Sono eventi mentali: i pensieri, le immagini, le percezioni e gli impulsi che generano angoscia. Essi vengono vissuti, almeno all’inizio, come invadenti ed insensati. La persona cerca di ignorarli o sopprimerli o neutralizzarli tramite altri pensieri o azioni che ripete in modo compulsivo e sterile senza risolvere il problema.

La Personalizzazione: ritenere se stessi responsabili di qualcosa di cui, in realtà, sono responsabili altri.

I sintomi si esprimono nelle Compulsioni che sono eventi comportamentali: azioni manifeste (es. lavarsi le mani) o pensieri (es. ripetersi frasi nella mente) ripetitivi, stereotipati, intenzionali, agiti nel tentativo di alleviare l’angoscia delle ossessioni e avere un senso di controllo sugli eventi nell’illusione di prevenire i danni immaginati. Esistono solo se ci sono le ossessioni e non sono correlate realisticamente a questi scopi o lo sono ma in modo eccessivo e l’individuo è in grado di riconoscerlo.

COSA STIMOLA L’ANGOSCIA?

E chiaro che situazioni che possono arrecare danno a sé e soprattutto agli altri (incidenti, sporcizia, malattia, ecc…), stimolano ansia e preoccupazione per il benessere dei propri cari. Il fatto di pensare a conseguenze catastrofiche e di sentirsi iper-responsabili, accrescono ansia e paura di non riuscire a controllare la situazione. Queste emozioni rischiano di far perdere il controllo e quindi, se non gestite, portano alla catastrofe (secondo il pensiero della persona con questo disturbo). Per neutralizzarle l’individuo innesca una serie infinita di attività ripetitive e sterili che rinforzano, invece di ridurre, l’angoscia.

COSA SUCCEDE A LIVELLO MENTALE?

La persona pensa di dover fare o pensare un certo tipo di azione per sentirsi perfettamente sicura e sana. Lo stile di pensiero è ristretto e centrato sulle regole e i valori. È molto attenta ai dettagli e assillata dall’indecisione e dai dubbi.

I suoi pensieri disadattivi riguardano idee fisse su diversi tipi di temi che valuta pericolosi se non controllati in modo ossessivo (lavarsi, chiudere gas/porte/finestre, pregare, riti, preoccupazione eccessiva per le malattie, ecc…). Anche solo pensieri o immagini, relative ai temi che considera pericolosi, sono insopportabili e motivo di ansia e attraverso i rituali compulsivi tenta, illudendosi, di mantenerne il controllo. Può rimuginare all’infinito su piccole decisioni senza attivarsi per risolvere concretamente il problema, perché cerca la soluzione migliore che non verifica. Rimane chiuso in una spirale fondata su dubbi, riflessioni e perché ai quali non dà una risposta concreta e definitiva finendo avvolto in una morsa di ansia. Credenze o assunti sbagliati, distorsioni nella percezione o nell’interpretazione degli eventi creano disfunzioni e psicopatologia. I pensieri automatici negativi che si producono sono spesso al di fuori della consapevolezza dell’individuo e pertanto del suo controllo.

QUALI SONO GLI EFFETTI SULLE RELAZIONI?

A livello interpersonale, la persona con un disturbo ossessivo-compulsivo ha rapporti ambivalenti nello sforzo di proteggere i propri cari dallo sporco, dalle malattie o da altri pericoli. Pone tutte le sue attenzioni a questi ipotetici pericoli fino a staccarsi affettivamente dai suoi cari, che lo possono vivere distante o disinteressato a passare più tempo assieme. Vive una vita ipercostrittiva nella quale controlla eccessivamente i sentimenti, gli impulsi sessuali, il piacere e la sua aggressività. Abbandonare le sue idee minaccerebbe l’equilibrio precario che con tanta fatica ha costruito e la paura di perdere il controllo prenderebbe il sopravvento.

IL SENSO DI COLPA NEL DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO

La persona con disturbo Ossessivo-compulsivo è pesantemente influenzata dalle regole e dai valori appresi nella famiglia di origine che sono serviti, fin dall’infanzia, per controllare la rabbia e per mantenere l’immagine di bravo ragazzo/a, cosa che le ha permesso di neutralizzare il senso di colpa. Aderisce a standard perfezionisti e inflessibili che inducono ad avere ripetutamente dubbi su di sé e sul suo agire. Il perfezionismo può essere motivato sia per mantenere l’illusione della sua onnipotenza sia dal desiderio di guadagnare l’approvazione degli altri. La rigida adesione a codici etici e religiosi spesso nasce in età infantile nella relazione con i genitori.

Il meccanismo che rinforza la rigidità del pensiero è, da una parte, l’adesione a regole e obblighi morali severi e, dall’altra, l’incapacità di esprimere emozioni spontanee, e di vivere serenamente il piacere. Il risultato è che consolida: la paura di perdere il controllo.

il bisogno di mantenere il controllo.

Il focus del pensiero rigidamente controllante è “Se faccio o penso…allora Tizio starà bene (o non gli succederà nulla)” oppure “Se non faccio o non penso…allora Tizio starà male”, è una modalità di pensiero onnipotente in cui chi fa o pensa è potente e Tizio (colui che subisce l’azione) è impotente e debole perché ha bisogno dell’azione o del pensiero dell’altro per stare bene. Non ha le stesse capacità per prendersi cura di sé.

LA RABBIA E IL CONTROLLO

Alcune persone con questo disturbo non esprimono rabbia nella relazione con gli altri perché la considerano una forma di imperfezione, di perdita di controllo, che dimostra di essere sbagliato, colpevole. All’opposto ci sono altre persone che si sentono irritati o arrabbiati quando non riescono a essere o a far essere gli altri “perfetti” e giustificano la sua espressione per il ruolo assunto (genitore o datore di lavoro).

Ossessione

Dott.ssa Patrizia Baroncini Lanzini Donzelli