APPROCCIO PSICOTERAPEUTICO: l’apprendimento
Ho una laurea, con lode, in Psicologia, una prima formazione di base psico-analitica Junghiana e una seconda formazione con specializzazione quadriennale ad approccio integrato Analista Transazionale e Gestaltico.
Negli anni di formazione analitica ho avuto la possibilità di conoscere ed utilizzare il test Wartegg sotto la supervisione del dott. Umberto Fontana, psicoanalista junghiano e docente di Psicologia Dinamica all’Università dell’IRPIR di Mestre, arricchendo la mia esperienza nell’analisi del sogno e del tratto grafico.
Questo test è un reattivo del disegno e considera l’espressione grafica come la modalità di risposta più adeguata a codificare i contenuti inconsci. Conoscenza che mi diede la possibilità, successivamente, di lavorare con gli adulti utilizzando sia i disegni (su consegna), sia chiedendo loro di riportare, su carta i segni grafici, delle fantasie, dei sogni o delle allucinazioni visive (falsa percezione visiva in assenza di uno stimolo esterno reale) per poter lavorare sul materiale inconscio, non controllato dalla coscienza.
APPROCCIO INTEGRATO DI PSICOTERAPIA BREVE
La psicoanalisi e i suoi strumenti sono per me utili per costruire delle ipotesi diagnostiche sui processi mentali del paziente, ma il bisogno di sapere e di avere ulteriori strumenti mi fece nascere il desiderio di continuare la formazione per costruire un approccio integrato e mi orientai verso la scuola di specializzazione quadriennale del prof. Pio Scilligo, SSPC-IFREP, con sede a Mestre.
La scuola è a indirizzo Analista Transazionale con un approccio umanistico integrato che fa riferimento ai seguenti modelli: transazionale, gestaltico, cognitivo, comportamentale, interpersonale, psicodinamico. Ho scelto una formazione che prevede un percorso di psicoterapia personale grazie al quale ho potuto sperimentare sulla mia persona gli stessi strumenti e tecniche che applico in terapia.
CHE TIPO DI APPROCCIO E’?
In questo approccio riveste notevole importanza l’acquisizione dei seguenti modelli:
– il modello psicodinamico delle relazioni oggettuali e la teoria dell’attaccamento;
– il modello esperienziale per l’attenzione all’accoglienza, il rispetto e l’empatia della persona;
– il modello interpersonale che mira a integrare gli aspetti relazionali con i criteri del manuale diagnostico DSM IV;
– il modello comportamentale secondo il modello di Lazarus e di Wachtel;
– il modello cognitivo e i processi costruttivisti e interpersonali.
Alla base dell’approccio è di fondamentale importanza il contratto terapeutico, che deve essere bilaterale (deciso da entrambi), chiaro e appropriato. Appropriato intendendo con ciò la possibilità di definire gli obiettivi terapeutici secondo le risorse del paziente per la sua crescita e cambiamento.
Il contratto terapeutico caratterizza la metodologia dell’Analisi Transazionale, la quale segue tre assunti filosofici fondamentali, di accettazione e di autonomia della persona:
– ogni individuo va bene così com’è,
– le persone sono uguali tra loro ed ognuna ha valore in quanto persona, indipendentemente dalla sua razza e dal suo contesto socio-culturale;
– ogni persona ha la capacità di pensare e di autodeterminarsi: ognuno può decidere che cosa fare della propria vita e ha la capacità di crescere e di imparare da qualunque esperienza abbia avuto anche negativa;
– le decisioni prese possono essere modificate: ogni persona prende delle decisioni e ne è responsabile come è anche responsabile di cambiarle quando non sono più funzionali;
QUALI TECNICHE?
Negli anni di formazione imparai l’utilizzo di tecniche Transazionali, Cognitivo-comportamentali e anche Gestaltiche, come ad esempio la sedia calda o il lavoro sui sogni.
A differenza dell’interpretazione analitica che tende a voler rispondere al perché la persona ha prodotto il problema o il disturbo, sulla base di un antefatto, nella Gestalt l’attenzione è rivolta al processo, al cosa impedisce l’evoluzione della persona, nel qui e ora. Nulla viene interpretato, ma drammatizzato e vissuto ora, in questo istante e integrato nell’esperienza attuale. Per i gestaltisti interpretare un fenomeno significa allontanarsi dalla sua esperienza.
L’Analisi Transazionale (A.T.) è l’approccio principale per lavorare sui problemi di comunicazione nelle relazioni e per l’analisi e la terapia di schemi, appresi nel passato, che la persona continua a riprodurre nel qui e ora, con risultati negativi a livello relazionale: “Continuo a ripetere gli stessi errori!”, “Incontro sempre lo stesso tipo di uomo/donna!”. Questi schemi del passato impediscono alla persona di sentire ed esprimere i bisogni primari.
L’A.T. è un metodo che consiste nell’individuare questi bisogni, nel qui e ora, con precisione e realismo, per agire in modo concreto ed efficace imparando a esprimerli e a soddisfarli.
La terapia Cognitivo-comportamentale è breve, focalizzata al presente, orientata alla soluzione dei problemi attuali modificando comportamenti, emozioni e pensieri non funzionali. Le persone apprendono alcune specifiche abilità e tecniche mirate al trattamento del loro disturbo sviluppando un modo di pensare realistico, migliorando l’autostima e la sicurezza in sé.
La Gestalt è un modello che porta la persona ad aumentare in maniera consistente la consapevolezza di sé, dei contenuti delle parole, dei toni, del non verbale del corpo, soprattutto sulle sensazioni ed emozioni sperimentate nel qui e ora. Anche se dovessi restare completamente immobile, la postura, il respiro e tutti gli altri segnali del corpo parlano di me e di come sono nella relazione con l’altro. Il terapeuta amplifica, con tecniche specifiche, queste sensazioni e gesti che possono passare inosservati ad altri, ma che contengono blocchi emotivi e conflitti interni che emergendo in terapia permettono al soggetto di sperimentarli fino in fondo, sciogliendoli e riappropriandosi di quella parte di sé fino a ora, negata.
Dalla malattia oncologica alla Psicosomatica
Negli anni in cui ho lavorato in Hospice ho voluto approfondire gli studi della psicosomatica frequentando il corso di formazione tenuto dalla dott.ssa Elisabetta Muraca, formatrice italiana del modello, di intervento con l’organo, della dr.ssa Adriana Schnake, medico psichiatra e psicoterapeuta gestaltista, che negli anni 70 fu professore onorario alla cattedra di Psichiatria all’Università del Cile (Sud America).
Questo lavoro di psicosomatica ha la caratteristica di essere un intervento breve, nel senso che sono sufficienti cinque sedute di Psicosomatica per conoscere i messaggi dell’organo “malato”. Esso permette di comprendere profondamente i propri bisogni per trovare delle soluzioni efficaci al problema che la persona sta vivendo.
Finito il corso ho avuto la necessità di perfezionarlo incontrando, in Cile, colei che lo aveva ideato.
Oggi, questo approccio lo integro alle conoscenze apprese per mezzo degli studi universitari, la specializzazione, il master e la mia esperienza sul campo.
Esso ha come riferimento le tecniche Gestaltiche e utilizza dei protocolli specifici per ogni organo permettendo di identificare gli eventuali aspetti psicologici della malattia secondo la soggettività di ogni essere umano.
Che tipo di intervento utilizzo con i sogni?
Oggi, la possibilità di conoscere la tecnica Psicoanalitica e la Gestalt, nel lavoro sui sogni, mi permette di utilizzare un tipo di intervento personalizzato e flessibile, costruito sulle caratteristiche dell’individuo. Con l’utilizzo della tecnica della sedia calda, invito la persona a mettere in scena, a identificarsi con una parte del sogno e, attraverso domande dirette, esploro le caratteristiche e la funzione di questa parte sia essa persona o cosa, svelando così gli aspetti inconsci che altrimenti rimarrebbero celati.
Per esempio sognare una casa vuol dire esprimere, attraverso il sogno, la propria struttura dell’Io, come sono, la mia identità. Nel lavoro sul sogno la persona “entra” nella proiezione della casa, “diventa la casa” e inizia a descriversi esternamente e internamente, con le stanze e gli accessori in essa contenuti. Il racconto può iniziare così: “Sono una casa piccola, ma solida con tante finestre e una bella facciata armoniosa di colore azzurro, ecc…, ma all’interno son triste e vuota. I mobili sono vecchi e senza valore, ecc…”. Le domande che pongo servono per entrare in profondità e conoscere bene le caratteristiche della casa e quindi del paziente, per poter comprendere i punti di forza e i limiti rispetto al problema che porta in terapia. Il lavoro sul sogno fa emergere aspetti legati ai propri bisogni, alle paure, al rapporto col maschile/femminile, alla competizione, ecc… Esso dice chiaramente dove la persona si trova rispetto al problema che vive e quello che può fare per evolvere.
All’inizio quando propongo questa tecnica a un paziente, rimane sorpreso per il tipo di domende che propongo, poi col tempo impara a conoscerla e successivamente è lui stesso che cerca di portare del materiale (sogni, disegni o altro) per poter usare nuovamente questo interessante strumento cheaiuta la persona rispetto a trovare la direzione migliore per risolvere le sue difficoltà secondo i limiti e le risorse.
È importante sapere che sogni e disegni sono prodotti direttamente dall’inconscio e, i loro contenuti, trovano voce nel percorso psicoterapeutico per accrescere, nel soggetto, la consapevolezza di quello che veramente vuole per sé per stare bene.
“Se si vuol conoscere una rosa devi diventare la rosa”
Daisetz Taitaro Suzuki (Psicoanalista ed esperto Zen)
Perché ho scelto un approccio integrato breve?
L’approccio integrato breve possiede il vantaggio di uscire da una visione dogmatica, unica e rigida, in quanto rappresenta l’integrazione di diversi modelli terapeutici. Come terapeuta intervengo su diverse sfaccettature del problema nel qui e ora. Lavoro per obiettivi e quindi nella direzione di quanto richiesto dalla persona che ha bisogno di aiuto. Utilizzo tecniche ben definite a seconda della fase d’intervento psicoterapeutico e dei bisogni del paziente.
Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.