La frase che lo rappresenta:

Sono una persona speciale e gli altri mi criticano perché sono diverso da loro.

(P. Baroncini)

Nella seguente scheda ho inserito i criteri diagnostici del DSM-IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, quarta edizione) e la dimensione interpersonale di Lorna Smith Benjamin (1999).

Definizioni del DSM-IV

Dimensione interpersonale di Lorna S. Benjamin
Una modalità pervasiva di relazioni sociali ed interpersonali deficitarie, evidenziate da disagio acuto e ridotta capacità riguardanti relazioni strette, e da distorsioni cognitive e percettive ed eccentricità del comportamento, che compaiono nella prima età adulta, e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:

1- Idee di riferimento (diverse dai deliri di riferimento).

Sente di avere poteri speciali nell’interpretare, rilevare, predire. È probabile che l’enfasi sia sulla capacità di proteggere se stesso o gli altri dal male o di contenere le forze del male. (Pensa) Delle relazioni tra oggetti apparentemente non collegati mi dicono che cosa succederà.

2- Credenze strane o pensiero magico, che influenzano il comportamento e non sono coerenti con le norme sub culturali (per es.: superstizione, credere nella chiaroveggenza, nella telepatia o nel “sesto senso”; nei bambini e adolescenti, fantasie e pensieri bizzarri.

[…] Crede di avere il potere di intuire, di raccogliere dati inaccessibili ad altri (lettura di mente, capacità di vedere il futuro).
(Pensa) Riesco a far fare agli altri delle cose semplicemente pensandoci.
3- Esperienze percettive insolite, incluse illusioni corporee. […] Possono sentirsi minacciati perché incapaci di affrontare delle forze esterne sovrastanti […], anche se il disturbo del pensiero mantiene un senso di efficacia e di controllo.
(Pensa) A volte mi sento nello spazio, come se fossi separato o all’esterno di me stesso.
4- Pensiero e linguaggio stravaganti (per es. vago, circostanziato, metaforico, iperelaborato o stereotipato). […] Un linguaggio che in realtà non ha senso. (Pensa) Non comunico bene con gli altri perché vedo le cose in un modo personale diverso.
5- Sospetto o ideazione paranoide. Sensazione di essere scrutato o criticato che lo porta a distaccarsi artisticamente o a invocare protezioni magiche […].
(Pensa) Mi aspetto che la maggior parte della gente mi critichi e mi disapprovi.
6- Affettività inappropriata o limitata. Risponde agli eventi in modo affettivamente inappropriato […].
(Pensa) I miei sentimenti sono diversi da quelli degli altri e li tengo per me.
7- Comportamento o apparenza strani, eccentrici o peculiari. Sceglie di vivere separato, rifiutando il resto del mondo […]. Se tale distacco perdura, rischia di perdere il contatto con le norme sociali e di sviluppare le proprie regole.
(Pensa) Faccio le cose in un modo che la gente ritiene un po’ strano, ma che io ritengo utile.
8- Mancanza di amici intimi o confidenti, a parte i parenti di primo grado. Ha un acuto senso di separazione, di essere diverso dagli altri. Ciò lo induce a credere che la comunicazione normale con gli altri non solo sia indesiderabile, ma anche impossibile.
(Pensa) Ho difficoltà a capire gli altri e loro hanno difficoltà a capirmi, perché sono tanto diverso.
9- Ansia sociale eccessiva, che non diminuisce con la familiarità e tende ad essere associata a paure paranoidi piuttosto che a giudizi negativi su di sé. Poiché si aspetta di essere umiliato e degradato su una base irrazionale, è estremamente ansioso e a disagio nelle situazioni sociali nuove […].
(Pensa) Interagisco con la gente quando devo, altrimenti sto per conto mio, perché mi sento diverso e semplicemente non sono <uno di loro>.

Criteri di esclusione: senso di disagio per l’autonomia, disdegno per le norme sociali.

Nota: vorrebbe essere accettato così com’è.

Segnali sociali: è incapace di cogliere correttamente i segnali sociali, tende a interpretarli in modo originale e bizzarro, sia che siano positivi che negativi. I segnali negativi lo spaventano e risponde in modo irrazionale ed esagerato. Coglie i segnali positivi di accoglienza e di empatia se lo confermano nel pensiero e nell’azione.

Il meccanismo relazionale è legato a “sto bene con chi è sintonizzato sulla mia percezione, gli altri non mi capiscono”

In questo caso si parla di Stile di Personalità Schizotipico quando il soggetto tende a considerarsi una persona “sensibile” che pensa di saper cogliere messaggi inaccessibili ad altri e accetta di condividere, con alcune persone (di fiducia), le sue fantasie e percezioni. Pur manifestando qualche comportamento strano o eccentrico, riesce a costruire delle relazioni finalizzate alla condivisione di un’attività più che basata su un’intimità affettiva.

Si parla invece di Disturbo di Personalità quando la persona si sente “ingabbiata” in un mondo di percezioni diverse dagli altri che lo fanno sentire diverso e sbagliato. Si sente rifiutato, criticato, giudicato e considerato come eccentrico, per la sua diversa sensibilità nel percepire il mondo. Per questi motivi tende a rifiutare gli altri, giudicandoli incapaci di comprenderlo, e preferisce rimanere sofferente (perché non accettato) in compagnia delle sue fantasie e dei suoi pensieri magici.

LA PERSONALITA’ PATOLOGICA ha tre componenti:

1- scarsa stabilità sotto stress;
2- scarsa flessibilità adattiva;
3- tendenza a coinvolgersi ripetutamente in processi che perpetuano le stesse difficoltà, senza possibilità di apprendere dall’esperienza metodi per evitare di ricadere nelle situazioni problematiche.

È necessario quindi che, per parlare di stile di personalità e non di disturbo, la persona sia in grado di non ricadere negli schemi ripetitivi che conosce, ma di costruire delle strategie alternative che considerino l’esame di realtà e l’esperienza vissuta dall’altra persona. Fermare il proprio pensiero automatico e integrarlo con gli elementi della realtà permette un adattamento flessibile al contesto esterno e una maggiore capacità di gestione dello stress. Quanto detto non significa abbandonare i propri schemi, che comunque sono serviti in passato per proteggerci, ma imparare ad utilizzarli con una maggiore flessibilità nella relazione con l’altro.

La Psicoterapia aiuta l’individuo a ristrutturare profondamente la propria personalità per apprendere nuovi modi di percepire e di relazionarsi alla realtà.

BIBLIOGRAFIA

– American Psychiatric Association (1995). DSM-IV. Manuale Diagnostico e Statistico dei disturbi mentali. A cura di: P. Pinochet; Edizione Italiana a cura di V. Andreoli, GB. Cassano, R. Rossi, Masson, Milano.
– Benjamin, L. S. (1999). Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità, Las, Roma.

Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.