QUANTO DURA L’AMORE?

Bader e Pearson comparano lo sviluppo dell’amore di coppia con quello del bambino secondo il modello di Margaret Mahler (1978). Considerano i primi tre anni di vita e li dividono in quattro fasi evolutive specifiche con scopi di crescita e di sviluppo differenti. Le basi dell’attaccamento si costruiscono nei primi tre anni di vita del bambino e gli autori lo comparano con quello degli adulti. Ogni coppia passa attraverso queste fasi che la portano dall’innamoramento al raggiungimento di un rapporto d’amore adulto. In certi casi la coppia può fermarsi a una di esse, senza evolvere a quella successiva, soprattutto quando non ci sono figli. Vediamole in dettaglio.

1) SIMBIOSI o INNAMORAMENTO: riguarda circa i primi sei mesi di vita della coppia.

Questa è la fase del cosiddetto «innamoramento», in cui c’è una fortissima idealizzazione dell’altro che spesso viene scambiata per amore. Si perdono i propri confini rispetto all’altro. Da innamorati si percepiscono solo le somiglianze, si annullano le differenze, si attribuisce più fiducia all’altro che a sé, si delega all’altro la soddisfazione dei bisogni. Si passa molto tempo assieme. Ci si sente inspiegabilmente attratti, affascinati, rapiti sia sessualmente che emotivamente, che intellettualmente. Certe caratteristiche dell’altro hanno un fascino straordinario come gli occhi, le mani, il modo di camminare, ecc…, l’altro corrisponde al proprio modello ideale di partner.
 Si prova la sensazione che la volontà dell’altro sia la propria e che i progetti di vita siano identici.
 Lo scopo di questa fase è stabilire il legame, l’attaccamento. Questa prima fase potrebbe prolungarsi per un tempo maggiore e, nelle coppie senza figli, anche per anni. Sono coppie inseparabili in cui ognuno vive in funzione stretta dell’altro con spazi di individuazione (senza il partner) ridotti al minimo.

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2) DIFFERENZIAZIONE: riguarda circa il periodo dai sei mesi ai nove di vita della coppia.

Questo è lo stadio successivo a quello simbiotico dell’innamoramento. E’ la fase in cui i membri della coppia cominciano a dirsi di “no”, ma sentono angoscia nel pensarsi separati. Si inizia a cogliere la differenza tra i propri bisogni e desideri e dell’altro. La differenziazione porta delusione recoproca in quanto ognuno scopre che l’altro non è la figura idealizzata della fase di innamoramento. In questa seconda fase ognuno inizia a rifocalizzarsi su se stesso e sui propri bisogni con una conseguente messa in discussione dei bisogni di coppia. Questa fase è anche detta del «risveglio», e suscita sentimenti contraddittori: da una parte è deludente constatare le differenze, le divergenze e che l’altro non è l’interprete fedele del proprio progetto ideale; dall’altra può diventare gratificante e stimolante scoprire l’altra persona nella sua unicità. 
In pratica una coppia evolve dallo stato simbiotico a quello della differenziazione quando ogni individuo comincia a pensare in maniera indipendente. Le difficoltà diventano più intense quando uno dei due non è pronto, e mette in atto tutti i tentativi per mantenere lo status quo della simbiosi. In questo caso il cambiamento viene visto come un segnale di deterioramento patologico del rapporto, anziché come un naturale processo evolutivo. Lo scopo di questa fase è la gestione delle differenze nel modo di porsi, nei bisogni e negli obiettivi personali e di coppia.

Quelle che seguono potrebbero essere le parole che si scambiano i partner in crisi in questa fase del rapporto: “Non sono più l’unica e la sola per te, che sembri sempre meno desideroso di essere un tutt’uno con me”, “Tu sembri sempre più così differente da come eri all’inizio, quando ho pensato che avevo finalmente trovato la donna che desideravo”. Si può pensare di avere sbagliato persona, o di avere sbagliato ad impostare il rapporto. Non deve meravigliare che molti decidano di interrompere il rapporto e instaurare una relazione con un’altra persona, per rivivere il momento magicodell’innamoramento, convinti che questa volta andrà meglio. Questo però nonsignifica la fine del sentimento del precedente rapporto.

3) SPERIMENTAZIONE: riguarda circa il periodo dai dieci ai diciassette mesi.

La coppia sente il bisogno di individuarsi e riconoscersi come diversi, sperimentandosi all’esterno e l’altro partner può essere percepito come limitante la propria autonomia. In questa fase del ciclo vitale della coppia è molto difficile scendere a compromessi, negoziare, perché non c’è più l’empatia precedente verso l’altro. Caratteristica saliente di questa fase è la distanza, la coppia è competitiva e non c’è empatia: è lo stadio in cui prevale il«me». Nessuno dei due partner vuole mollare, combattono e discutono in modo non pacifico, non c’è connessione emotiva verso i bisogni dell’altro. È importante in questa fase per poter giungere a quella successiva assumersi la responsabilità della propria rabbia. Lo scopo di questa fase è di consolidare il potere e l’autostima personali, riscoprendosi come individui separati.

4) RIAVVICINAMENTO E INTERDIPENDENZA: riguarda circa il periodo dai diciassette ai trentasei mesi.

Al desiderio di rimanere individui autonomi si aggiunge il bisogno di ritrovare intimità e sostegno nella relazione di coppia. Si torna dal partner per risolvere i conflitti insieme. Ognuno è indipendente, ma allo stesso tempo riconosce l’importanza dell’altro. È la fase in cui si scopre che il difetto dell’altro fa sorridere, è la fase in cui se i due discutono lo fanno sui contenuti (ciò che fa/dice) e non sulla persona (ciò che è). Si dicono “Questa cosa non mi piace, mi piace quest’altra…” oppure “Sono felice quando tu mi parli chiaramente” (ciò che fa o dice) e non si dicono “Sei sbaglaito” o “Non capisci niente!” (ciò che è).

Lo scopo della fase di Riavvicinamento è di sviluppare la capacità di impegnarsi costantemente col partner, esporre se stesso senza aver il timore di mostrarsi vulnerabili o di perdere l’autonomia. Mentre lo scopo della fase dell’Interdipendenza è la capacità di condividere i valori, rispettando l’autonomia di ognuno in una interdipendenza reciproca in cui ci si prende cura l’uno dell’altro.

L’AMORE TRA CRISI E STABILITA’

Spesso si ha un’immagine stereotipa del matrimonio concependolo come una forma statica, che rimane identica nel corso degli anni. In realtà il matrimonio è un processo, e come tale, in continuo movimento.

Come preparazione al matrimonio sarebbe importante abituarsi all’idea che ognifase di sviluppo dell’amore comporta crisi che sono tipiche e assolutamente normali, che è proprio la tensione al superamento adeguato di queste crisi tipiche che mantiene viva l’unione. È evidente che il problema di una coppia non è l’emergere della crisi, ma trovare delle strategie per superarla.

La crisi è portatrice di molteplici emozioni spiacevoli: frustrazione, rabbia, paura, tristezza, delusione, senso di fallimento e depressione. La fonte della depressione, in questo caso, è un classico esempio di illusione di perfezionismo. Chi fonde il suo rapporto sull’illusione di non cambiare sé e voler cambiare l’altro, dimostra di non accettare la diversità del partner, dimostra di essere parte attiva nella formazione della crisi. Il bisogno di mantenere le proprie illusioni nelle relazioni di coppia è d’ostacolo alla realizzazione di una coppia reale, con i suoi naturali limiti e debolezze.

Quando il partner non cambia ci si arrabbia con lui/lei perchè è diverso dalle proprie aspettative oppure quando si fugge dalla realtà negando l’esistenza di queste differenze che comunque ci sono o ancora quando si fugge nella fantasia di non essere più innamorati dell’altro svalutando completamente la propria responsabilità nella crisi.

Quando tutte queste soluzioni non funzionano più si tende a deprimersi e a mettere in serio pericolo il matrimonio. Citando Scott Peck “[…] se riusciamo a resistere, spesso per un periodo di molti anni, possiamo imparare ad accettare il nostro partner e arrivare a un rapporto migliore dell’amore romantico […] molti pensano che un matrimonio che passa queste fasi sia un fallimento, come se i rapporti a lungo termine dovessero andare sempre lisci. In realtà è una delle prime illusioni che dobbiamo superare.”

Essere flessibili è indice di salute mentale e di coppia. Secondo l’autore “Per imparare qualcosa di nuovo, dobbimao spesso svuotarci del vecchio.”

Questo meccanismo favorisce l’apprendimento e per apprendere bisogna essere disposti ad andare avanti, ad esporsi al nuovo e al cambiamento, a essere flessibili.

È una strada difficile e irta di difficoltà, ma se i partner hanno veramente chiaro l’obiettivo di andare nella stessa direzione, possono perdersi e poi ritrovarsi nel delicato equilibrio fra valori, bisogni, scopi, doveri e responsabilità, sapendo che può volerci del tempo, ma alla fine trovano di più di quello che perdono o lasciano.

Il matrimonio è dunque un viaggio che va affrontato con coraggio e consapevolezza; bisogna scegliere il partner giusto, avere chiara la destinazione e partire, sapendo che potranno esserci difficoltà di percorso, ma che a ogni fase ci saranno conquiste importanti che daranno senso e valore a sé e alla propria vita.

BIBLIOGRAFIA

– Mahler, M., Pine, F., Bergman, A., (1978) La nascita psicologica del bambino,Boringhieri, Torino.
– Scott Peck, M., (2004) Voglia di bene, Frassinelli, Milano.
– Ventriglia, R., Della Valle, R., (2011) Comunicare nella coppia, Città Nuova, Roma.

Dott.ssa Patrizia Baroncini L. D.