In collaborazione con il gruppo Limen di Verona presento la serata del
15 novembre 2017
Attaccamento e cibo.
Come le relazioni affettive influiscono il nostro rapporto col cibo.
La Relazione di attaccamento: Bowlby (1958-1963)
É un legame, duraturo nel tempo e nello spazio, ad una persona specifica, a cui ci si rivolge quando ci si sente vulnerabili e bisognosi di protezione.
Segni e sintomi: la separazione da una figura di attaccamento, o la sua perdita, si associano ad una varietà di disturbi psicologici e fisici, olire che ai disturbi d’ansia e depressivi.
La base sicura di Ainsworth (1982)
Concetto coniato da M. Ainsworth (1982). Le persone cercano la loro base sicura in momenti di pericolo.
La base sicura è disponibile in caso di bisogno, ma non tiene il bambino vincolato a sé, é un trampolino per la curiosità e l’esplorazione. La Ainsworth ha identificato tre tipi di attaccamento relativi alla prima infanzia:
Tipo A (evitante), tipo B (sicuro) e tipo C (ambivalente). Vedi in fondo all’articolo.
Dalla base sicura alla relazione di dipendenza affettiva
Comportamenti nei bambini quali, pianto, urla, morsi, calci, sono la reazione normale alla minaccia della perdita di un legame d’attaccamento per stimolare una reazione nella figura di riferimento e verificare la responsivitá. Questa è l’elemento fondamentale per un sano attaccamento del bambino. La madre rimane disponibile per il bambino, il quale può trovare conforto e sicurezza quando vive una situazione che lo spaventa o lo preoccupa mentre esplora l’ambiente circostante. Lei rimane in contatto, sintonizzata sui suoi bisogni senza sostituirsi a lui e senza limitarne l’esplorazione.
Nell’adulto il primo elemento di una relazione sana è la responsivitá reciproca.
Quando viene a mancare perchè un partner non è più il rifugio dell’altro o limita la libertà altrui per insicurezze personali inizia ad instaurarsi il malessere di uno dei partner.
In questo caso la comunicazione fra i partner è molto importante per chiarire e riparare lo “strappo affettivo”. Se ciò non fosse possibile si creano, nel partner che subisce la situazione, dei sintomi specifici dell’attaccamento:
Ansia, agitazione, insonnia, rabbia…
La dipendenza affettiva
La dipendenza affettiva è caratterizzata da assenza di responsività reciproca!! Un partner si ritira e l’altro continua a desiderarlo, ma non è ricambiato. Nel caso ci sia un incontro, la gratificazione non puo essere soddisfacente. Dedica molto del proprio tempo a pensare all’altro, a trovare soluzioni e farsi domande per riavvicinare il partner. La persona dipendente ha la presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare nel modo in cui desidera o esige. Ha un senso di controllo e aspettative irrealistici che sono la vera causa del suo malessere psicologico, emotivo e fisico.
Tutta l’energia vitale è impiegata nel ricercare di essere amati, poca ne rimane per attività piacevoli e indipendenti dal partner. Non riesce a prendersi cura di sé, a creare degli spazi personali di piacere, di gioia con altre persone. La sua autostima é minacciata dalla mancanza di figure di sostegno e dal senso di inadeguatezza e di autocritica negativa che prova nel vivere un’insoddisfacente relazione affettiva: “Sono io che sbaglio. È colpa mia se mi tratta male…”
La dipendenza da cibo
La persona dipendente desidera il cibo in maniera continua e intensa, ma la gratificazione durante il pasto non è sempre soddisfacente e a volte può essere dolorosa a livello fisico (addome) ed emotivo (vergogna, colpa o tristezza e vuoto). La persona dipendente impiega tutta l’energia vitale nella ricerca da cibo come se fosse il momento più gratificante e poca ne rimane per sé o per attività piacevoli e indipendenti dal cibo e dal lavoro.
L’individuo perde il contatto con la reale fame fisiologica o “fame cellulare” secondo la Mindfulness. Sono i sensi (vista, udito, olfatto, gusto e tatto), le emozioni spiacevoli (paura, ansia, tristezza, angoscia, vuoto) e le relazioni affettive interiorizzate (figura di accudimento) che lo regolano nel rapporto col cibo.
Il neonato invece ha un corretto rapporto col cibo, egli chiede cibo quando sente lo stimolo di fame (fame cellulare), smette quando è sazio e poi può riposare, giocare o esplorare il mondo con i sensi. Egli non rimane nel desiderio continuo di cibo e dopo il pasto si sente gratificato. Il rapporto col cibo é limitato a nutrirsi.
La Mindfulness – J. Kabat-Zinn
La Mindfulness propone un modo completamente nuovo di guardare alla propria esperienza. Lo scopo è cambiare le relazioni che gli individui hanno con le proprie esperienze interne (Bulli, 2010). Non è necessario sforzarsi per produrre un cambiamento, ma apprendere ad entrare in contatto con la propria esperienza accogliendola, senza contrastarla. Porre attenzione appare semplice ma in realtà ne rappresenta la vera difficoltà. Facciamo fatica ad essere semplici! La Mindfulness cambia la prospettiva: permette di annullare l’impulso a desiderare qualcosa o qualcuno e favorisce l’accettazione dell’esperienza così come si presenta, anche nel rapporto col cibo. Da un lato la maggiore attenzione a quello che succede nel momento che lo viviamo ci porta a fare esperienze nuove di ciò che conosciamo o diamo per scontato. Torniamo a sentire la fame cellulare e cambiamo il nostro rapporto col cibo: scopriamo sapori nuovi in ciò che conosciamo da una vita o ci sentiamo sazi dopo pochi bocconi. Questa pratica chiede di non respingere o negare ogni sensazione, anzi di porci attenzione fino a che lentamente possiamo superare l’automatismo.
Tipi di Attaccamento mostrati dai bambini da 1 a 2 anni:
Attaccamento sicuro (B): mostra disagio in assenza della madre, protesta ed interrompe il suo gioco o l’esplorazione. Quando la madre ritorna, egli si rassicura e torna a giocare o a esplorare attivamente l’ambiente circostante e se la madre è presente, tende ad essere socievole anche con l’estraneo.
Attaccamento insicuro–evitante (A): in caso di assenza momentanea della figura d’attaccamento focalizza l’attenzione sul gioco e sull’ambiente. Non piange né reclama la sua assenza. Quando la figura d’attaccamento ritorna, evita ogni contatto con lei e apare più attento agli oggetti inanimati, che agli avvenimenti interpersonali. Il bambino evitante sembra quasi rivolgersi più volentieri all’estraneo o agli oggetti, nascondendo il suo disagio.
Attaccamento insicuro–ambivalente (C): il bambino è a disagio o ansioso mostrando un grande disagio quando la madre è assente e non riesce a rassicurarsi neppure quando la madre è vicino. Può anche mostrare rabbia o passività, piangendo in modo continuo e quasi inconsolabile, non riuscendo poi, a dedicarsi serenamente all’esplorazione o al gioco.