COSA SI INTENDE PER DIFFICOLTA’ RELAZIONALI?
Le difficoltà relazionali iniziano a strutturarsi nell’infanzia, nel momento della separazione dalla figura di riferimento, che normalmente è la madre. Può essere un allontanamento di qualche ora o giorno e il bambino può manifestare atteggiamenti di chiusura e isolamento o pianto incontrollabile, aggressività, paura intensa e ansia a seconda del tipo di relazione che intercorre fra il genitore e il bambino.
Tali reazioni si definiscono comportamenti di attaccamento e si attivano quando il genitore si allontana dal bambino nei primi tre anni di vita. Essi diventano la base degli atteggiamenti che continuerà a manifestare anche da adulto in caso di separazione dalla figura significativa (affettiva).
Le difficoltà relazionali si evolvono poi, nell’ambiente scolastico, con difficoltà a socializzare e/o a seguire le regole.
Bader e Pearson comparano lo sviluppo dei primi tre anni di vita del bambino con quello dell’amore di coppia nei primi tre anni, secondo il modello di Margaret Mahler (1978). Ogni coppia passa attraverso queste fasi che la portano dall’innamoramento al raggiungimento di un rapporto d’amore adulto. In certi casi la coppia può fermarsi a una di esse, senza evolvere a quella successiva, soprattutto quando non ci sono figli. Vedi articolo “Quanto dura l’amore“.
CHE COSA SI INTENDE PER ATTACCAMENTO?
John Bowlby (1907-1990), medico e psicoanalista inglese, intuì, grazie agli studi etologici di K. Lorentz, che l’attaccamento tra figura che accudisce e piccolo gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo psicologico dello stesso. L’attaccamento si esprime, secondo specifici schemi emotivi-comportamentali-psichici, quando la persona vive un’esperienza di separazione o perdita da una persona per lei significativa.
Il sistema d’attaccamento guida, anche nella vita adulta, le interazioni e gli scambi relazionali con le persone affettivamente importanti. Esso partecipa alla costruzione del Sé e della propria autostima. Si possono distinguere due tipi di attaccamento: sicuro e insicuro.
Attaccamento sicuro:
Il bambino ha una madre che si rende accessibile a lui per rassicurarlo e per sostenerlo in caso di difficoltà. Lo lascia esplorare il mondo circostante e lo accoglie quando è spaventato, spiegandogli la realtà. Un individuo che ha avuto un attaccamento sicuro appare come una persona amabile, degna di essere amata, con buona autostima, che ha fiducia negli altri (ma non in modo indiscriminato). Saprà difendersi dalle persone ostili, prendersi cura di sé e delle persone che ama, oltre a essere in grado di chiedere aiuto e appoggiarsi agli altri in caso di bisogno. Attraverso l’interiorizzazione dei comportamenti della figura di riferimento l’individuo può costruire una struttura interna capace di consolarlo e proteggerlo durante il suo percorso di vita.
Attaccamento insicuro:
Ci sono tre sottotipi di attaccamento insicuro: evitante, ambivalente e disorganizzato.
Evitante: i bambini hanno sperimentato più volte la difficoltà ad avere la presenza e il conforto della figura di attaccamento che è stata controllante e interferente invece che disponibile e accogliente. Hanno imparato progressivamente a farne a meno, concentrandosi sulle proprie fantasie e il mondo inanimato piuttosto che sulle persone. Gli individui con questo tipo di attaccamento si comportano come se gli altri non esistessero.
Ambivalente: i bambini hanno sperimentato l’imprevedibilità e l’incostanza della figura di attaccamento e per non perderla tendono ad avere una vicinanza strettissima con lei, rinunciando a qualsiasi movimento esplorativo e autonomo. In questo caso il bambino crescendo avrà difficoltà a realizzarsi in maniera autonoma e tenderà a ricercare relazioni alle quali appoggiarsi emotivamente e psicologicamente.
Disorganizzato: si realizza quando la figura di attaccamento è sperimentata come minacciosa e spaventante. Spesso è un genitore traumatizzato, immerso nel suo dolore. Il bambino esperimenta un senso continuo di pericolo che lo porta, crescendo, ad attivare atteggiamenti di iper-allerta e a ignorare o a sopraffare l’altro. È importante sottolineare che non è l’avere subito traumi o perdite a indurre lo sviluppo di un attaccamento disorganizzato, ma è la mancanza di elaborazione dell’esperienza a costituire un fattore di rischio. Questo significa che è possibile riparare le ferite del passato dando un senso al proprio passato e ricostruendo nuovi schemi relazionali partendo da una nuova relazione terapeutica ed emotivamente riparativa.
Cosa fare, in età adulta, in caso di attaccamento insicuro?
I modelli interni di un attaccamento insicuro possono essere riorganizzati sia in adolescenza, sia a seguito di un’esperienza traumatica o profondamente critica per la persona, sia in psicoterapia.
Nella relazione psicoterapeutica prima di qualsiasi intervento terapeutico è necessario che l’individuo viva un’esperienza emotivamente riparativa in un ambiente accogliente e sicuro in cui si sente sostenuto, confortato e aiutato a gestire le sue difficoltà.
Il terapeuta propone modalità diverse da quelle conosciute in cui la persona può sentirsi vista, accolta, protetta e imparare a sentirsi competente nel esprimere le sue emozioni e nel fare scelte specifiche per il proprio benessere.
È il momento in cui il terapeuta con l’utilizzo delle tecniche psicoterapeutiche Analiste Transazionali, Cognitive-comportamentali, Gestaltiche e della Schema Therapy (vedi Approccio Psicoterapeutico) può offrire, oltre all’intervento psicoterapeutico, la base sicura che la persona non aveva trovato nell’infanzia, base che gli serve ora come partenza per andare verso l’autonomia affettiva, psicologica e fisica di cui ha bisogno per crescere e realizzarsi cambiando le aspettative su sé, l’ambiente e gli altri. La comunicazione riveste un ruolo fondamentale per raggiungere questo obiettivo.
Come le esperienze dell’infanzia influenzano le relazioni in età adulta?
Le esperienze di attaccamento nell’infanzia influenzano lo stile di personalità e il modo di porsi in relazione con gli altri nell’età adulta. Regolano inoltre la modalità di adattamento all’ambiente e alle persone.
Successivamente, in adolescenza, i vecchi schemi relazionali possono essere modificati e resi più o meno adattabili alle richieste dell’ambiente esterno.
Gli individui con un attaccamento insicuro elaborano le informazioni secondo le aspettative che hanno costruito a partire dalla relazione con la propria famiglia. Per la loro serenità hanno necessità di escludere dall’elaborazione le informazioni che potrebbero far attivare il sistema di attaccamento, poiché si aspettano, in base alle loro prime esperienze infantili, di non poter essere confortati o di essere minacciati. Questo tipo di attaccamento, in caso di tradimento del partner, può riaprire nell’individuo una ferita profonda che gli impedisce di recuperare il rapporto di coppia (vedi tradimento).
Anche gli individui con attaccamento sicuro elaborano le informazioni a partire dalle loro esperienze precedenti con la propria famiglia, ma si aspettano di trovare conforto e un rifugio sicuro al quale fare riferimento in caso di difficoltà.
Bibliografia
– Bowlby, J. (1989):Una base sicura. Applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento, Raffaello
Cortina Editore, Milano.
– Carli, L. (1995): Attaccamento e rapporto di coppia, Raffaello Cortina Editore, Milano.
Dott.ssa Patrizia Baroncini L.D.